Cambio mansione contratto indeterminato: come fare?


Giulia

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cambio mansione contratto indeterminato

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Fare un cambio mansione contratto indeterminato è possibile. Ma devono esserci i presupposti. La legge non permette le variazioni di contratto senza un giustificato motivo, poiché tutela i diritti dei lavoratori. Tuttavia, pone delle opzioni a protezione anche dell’azienda e si trova a fare da bilancere nei confronti dei dipendenti e nel rispetto delle esigenze lavorative richieste dal datore di lavoro.

L’economia di un’azienda è oscillante e si possono verificare delle situazioni per cui si renda necessario variare i contratti dei collaboratori. Ma quali sono le situazioni improvvise che prevedono la possibilità di un mutamento contrattuale? Ecco le opzioni previste dalla normativa:

La maggior parte dei dipendenti, e anche degli imprenditori, pensa erroneamente che i contratti di lavoro non siano vincolabili e non si possano in alcun modo cambiare. Ciò non corrisponde a verità, poiché esiste sempre una soluzione in grado di equilibrare le richieste del lavoratore con le necessità di un’azienda.

Non è sbagliato affermare che le leggi a tutela del lavoratore siano ferree al fine di proteggere i suoi diritti. Tuttavia, la normativa cerca di salvaguardare anche le esigenze aziendali, così da non ledere nessuna delle due parti coinvolte.

Quando è possibile fare un cambio mansione contratto indeterminato?

Appurata la questione secondo cui il datore di lavoro ha la facoltà di cambiare mansione contratto indeterminato, scopriamo quali sono le situazioni che lo permettono.

Non dobbiamo dimenticare che l’imprenditore agisce rispettando le leggi contenute all’interno del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, facendo riferimento in particolar modo alla sezione specifica per il settore di appartenenza.

Qualunque sia il caso in oggetto, la variazione di mansione deve essere comunicata per iscritto e non solo a voce. Nel caso in cui questa non venga documentata rischia di avere un effetto nullo.

E cosa significa nella pratica? Nel caso in cui il cambiamento di mansione non verrà documentato in forma scritta e non verrà firmato da entrambe le parti, il dipendente manterrà lo stesso livello di inquadramento nonché il medesimo trattamento contributivo.

Quando richiedere un cambio mansione?

Nel corso della vita di un’azienda avvengono dei cambi di rotta che comportano una necessità a modificare l’organizzazione dello staff interno. Ecco di seguito alcune tra le situazioni più comuni che possono portare ad un cambio mansione contratto indeterminato del proprio staff.

Semplice cambio di mansione contratto tempo indeterminato

Il mutamento di mansione è fattibile, secondo quando siglato dal CCNL.

Può succedere che all’interno dell’azienda si renda necessario spostare un lavoratore da un reparto all’altro, perché vi è un cambio di registro lavorativo. Oppure perché il posto è rimasto vacante. In questo caso, il dipendente può essere spostato da un’unità produttiva a un’altra.

La variazione deve essere sempre giustificata in forma scritta attraverso un documento che specifichi i motivi produttivi, tecnici o, più semplicemente, organizzativi. Non è in nessun modo consentito il cambio senza un comprovato motivo.

Il dipendente potrebbe non essere d’accordo con la scelta. E, in questo caso, ci sono gli estremi per le dimissioni volontarie. Ma anche il datore di lavoro può decidere di licenziare il lavoratore qualora si rifiutasse.

Un altro motivo per cui la variazione di mansione contratto indeterminato è ingiustificata e non consentita dalla legge è quando il datore di lavoro decide di cambiare la categoria legale del collaboratore. In questo caso la modifica non è consentita.

Al lavoratore viene quindi quasi imposta la nuova situazione poiché avviene senza il suo consenso. L’importante, come già ribadito, è il mantenimento della stessa categoria, busta paga e livello lavorativo.

Il demansionamento 

Quando si parla di demansionamento, ci si riferisce all’assegnazione ad un dipendente di un livello inferiore rispetto a quello attuale. Questa pratica è vietata dalla legge. Tuttavia, esistono delle casistiche che permettono il declassamento di uno o più collaboratori presenti nel proprio organico.

La normativa tutela il datore di lavoro che vuole demansionare un suo dipendente se tale passaggio è necessario al fine di assecondare l’assetto strutturale dell’azienda. Come, ad esempio, nel caso in cui stia vivendo un momento di recesso.

L’azienda viene tutelata dalla legge nel momento in cui provvede al declassamento di un dipendente. Anche quando si presentano i giustificati motivi previsti all’interno del CCNL di categoria.

Il lavoratore è costretto ad accettare il demansionamento? 

Purtroppo sì, la variazione può avvenire senza il suo consenso. Qualora volesse punire il datore di lavoro per il demansionamento, non presentarsi al lavoro non è una buona soluzione. E nemmeno creare delle situazioni spiacevoli. Entrambi questi comportamenti, infatti, si ritorceranno contro sé stesso.

Essendo una situazione prevista dai contratti collettivi, non può opporsi. La pena prevista è il legittimo licenziamento disciplinare. Le mancanze, tuttavia, devono essere tali da attivare una risposta disciplinare adeguata. Come, ad esempio, l’assenza ingiustificata dal luogo di lavoro.

Come tutelarsi in caso di demansionamento?

Quello che può fare il dipendente in questo frangente è muoversi rimanendo aderente ai termini di legge. E scegliere di rifiutare la nuova mansione in quanto non corrisponde alla propria qualifica, chiedendo al tribunale la ricondotta alla propria qualifica originale.

Nella peggiore delle ipotesi, può decidere di licenziarsi dando il giusto periodo di preavviso. Fino a quando il contratto di lavoro non sarà concluso, il collaboratore sarà tenuto a lavorare nella mansione predisposta dal datore di lavoro.

La promozione

La promozione, invece, è una situazione piuttosto frequente e può essere predisposta sia per merito del collaboratore, che come sostituzione di un dipendente momentaneamente assente per giustificato motivo.

In questo caso, non solo il lavoratore sale di livello, ma riceverà un surplus in busta paga, a dimostrazione della sua maggiore responsabilità nei confronti dell’azienda.

Nel caso in cui la situazione rimanesse invariata nel lungo periodo, il collaboratore mantiene questa posizione in modo permanente. Non dimentichiamo, infatti, che il termine massimo oltre il quale il dipendente mantiene la promozione è pari a sei mesi. Durante questo lasso di tempo, quindi, può avvenire un cambiamento che riporti alla situazione originaria. Come, ad esempio, nel caso in cui il lavoratore ottenga la promozione solo per un breve periodo. In questo frangente, tornerà alla propria mansione originaria con i relativi benefit aziendali e la busta paga precedente.

Il lavoratore è costretto ad accettare la promozione?

Anche in questo caso il dipendente può decidere di licenziarsi se non vuole avere una promozione. Ma è molto difficile che questa situazione si verifichi. Il datore di lavoro, al contrario, non può licenziare il dipendente che si oppone alla promozione.

Come comunicare il cambiamento di mansione?

Come abbiamo già anticipato, il cambio mansione contratto indeterminato richiede la comunicazione al lavoratore in forma scritta. La pena prevista è l’annullamento della variazione posta in essere.

Le variazioni includono la mansione. Ma non hanno alcun effetto riguardo al livello di inquadramento, che rimarrà uguale in tutte le situazioni sopra elencate. Solo nel caso in cui il dipendente riceva una promozione, anche se temporanea, il contributo retributivo aumenta in base alla posizione e alla responsabilità rivestita. Sono esclusi dal mantenimento, invece, tutti gli elementi contributivi collegati alla mansione precedente, poiché strettamente connessi all’attività in oggetto.

L’ultima formalità richiesta nel cambio mansione contratto indeterminato riguarda l’assolvimento dell’obbligo formativo da parte del dipendente che si troverà a imparare una nuova mansione. Questo dettaglio è indicato all’interno del Codice Civile, che invita gli imprenditori a facilitare il cambio con una formazione adeguata. Qualora questa formazione non dovesse avvenire, ciò non implica la nullità della nuova assegnazione.

Come si può tutelare il lavoratore dal cambio mansione contratto indeterminato?

Al datore di lavoro risulta maggiormente favorevole affiancare un accordo in commissione di conciliazione a seguito di un cambio mansione contratto indeterminato. Può ottenere questa tutela ponendo la questione nei confronti di una commissione di certificazione.

Si tratta di un ufficio preposto appunto a stipulare gli accordi individuali, i quali comprendono le variazioni di mansione o del livello di inquadramento, il calcolo di una nuova busta paga e la modifica di categoria legale. Il gruppo di esperti, inoltre, si occupa di certificare che vi sia un motivo valido per procedere a tale mutamento.

Grazie al suo intervento, quindi, il lavoratore può valutare in maniera consapevole il proprio cambio di mansione.

Nel caso in cui il dipendente voglia avvalersi di una consulenza e stesse pensando di procedere a alle dimissioni volontarie, senza rischiare di esposto a delle sanzioni disciplinari, dovrà affidarsi ad un rappresentante, con la qualifica di incaricato sindacale, avvocato o consulente del lavoro. In questo modo, avrà l’opportunità di valutare la situazione e capire come agire entro i termini di legge.

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